Il castello dei Gresti o di Pietratagliata si trova in territorio di Aidone, appunto in contrada Gresti, quasi al centro del triangolo che unisce Aidone, Valguarnera e Raddusa. La sua condizione attuale è quella di rudere se pur ben leggibile nelle forme, che sono costituite principalmente di una poderosa torre piena e di una serie di stanze ingrottate. La sua origine non è ben definita, le prime notizie storiche documentabili risalgono al XIV secolo. I ruderi del castello sono tuttora di proprietà privata e da molti decenni lasciati all'incuria e all'abbandono.(Wiki)
Percorrendo la SP nel tratto Raddusa-Aidone, imboccando il bivio al km 32, che s'immette nella strada comunale fino al settimo chilometro circa, si giunge al castello di Gresti o di Pietratagliata.
Il nome "Gresti" è dovuto al fatto che il castello fu edificato su un'enorme rupe alta 4465 metri che ostruiva il torrente Gresti.
"Pietratagliata" è la vulgata che deriva dalla forma della roccia, tagliata dall'impeto del torrente. La costruzione era già esistente al tempo della dominazione araba, ma la parte oggi visibile ha i caratteri dell'architettura siculo-medievale del periodo normanno (fra XI e XII secolo), infatti ai Normanni è attribuita la riedificazione del castello.
La fortificazione oggi si presenta come una snella torre quadrangolare, alta 36 metri, con alcuni corpi di fabbrica che sembrano reggersi per miracolo su quelle rocce e che si radicano ad ambienti ingrottati sottostanti.
Si conservano nella parte più bassa dei locali adibiti a stalle o strutture piene; la torre è priva di spazi interni e con una scala elicoidale esterna che porta ad un terrazzo. Tutto fa pensare che essa servisse da faro per segnalare i movimenti di milizie nemiche; quindi più che un castello è da considerarsi un ben disposto posto di guardia a controllo di un valico.
Nel '300 la Corona lo assegnò a Prandino Capizana; pervenne poi ai Gioeni, signori di Aidone, nel XVI secolo. Essi lo mantennero fino al 1648, quando passò alla famiglia Graffeo.
Oggi appartiene al barone Ignazio La Lumia di Licata. In alto sull'edificio è posta un'iscrizione. La leggenda vuole che chi riuscirà a leggerla cavalcando al galoppo scoprirà il tesoro nascosto nei sotterranei del solitario castello.
nella foto gli scavi di Morgantina
Fonte: GAL Rocca di Cerere
Percorrendo la SP nel tratto Raddusa-Aidone, imboccando il bivio al km 32, che s'immette nella strada comunale fino al settimo chilometro circa, si giunge al castello di Gresti o di Pietratagliata.
Il nome "Gresti" è dovuto al fatto che il castello fu edificato su un'enorme rupe alta 4465 metri che ostruiva il torrente Gresti.
"Pietratagliata" è la vulgata che deriva dalla forma della roccia, tagliata dall'impeto del torrente. La costruzione era già esistente al tempo della dominazione araba, ma la parte oggi visibile ha i caratteri dell'architettura siculo-medievale del periodo normanno (fra XI e XII secolo), infatti ai Normanni è attribuita la riedificazione del castello.
La fortificazione oggi si presenta come una snella torre quadrangolare, alta 36 metri, con alcuni corpi di fabbrica che sembrano reggersi per miracolo su quelle rocce e che si radicano ad ambienti ingrottati sottostanti.
Si conservano nella parte più bassa dei locali adibiti a stalle o strutture piene; la torre è priva di spazi interni e con una scala elicoidale esterna che porta ad un terrazzo. Tutto fa pensare che essa servisse da faro per segnalare i movimenti di milizie nemiche; quindi più che un castello è da considerarsi un ben disposto posto di guardia a controllo di un valico.
Nel '300 la Corona lo assegnò a Prandino Capizana; pervenne poi ai Gioeni, signori di Aidone, nel XVI secolo. Essi lo mantennero fino al 1648, quando passò alla famiglia Graffeo.
Oggi appartiene al barone Ignazio La Lumia di Licata. In alto sull'edificio è posta un'iscrizione. La leggenda vuole che chi riuscirà a leggerla cavalcando al galoppo scoprirà il tesoro nascosto nei sotterranei del solitario castello.
nella foto gli scavi di Morgantina
Fonte: GAL Rocca di Cerere