Francesco Crispi (Ribera 1818 - Napoli 1901)
Patriota e statista italiano Fu tra i fautori della costituzione del 1848, e tra i propugnatori di un federalismo italiano in cui fosse riconosciuto alla Sicilia un'esplicita autonomia. Eletto deputato voto contro la dinastia borbonica. Sopravvenuta la reazione, andò in esilio in Piemonte, dove esercitò il giornalismo. Ma ne fu espulso per le sue tendenze repubblicane. Da Malta si trasferì a Londra dove conobbe Mazzini e modificò il proprio programma in senso unitario. Ma nel 1859 ritornò in Sicilia a suscitarvi la rivoluzione. È suo merito di avere suscitato e sospinto la impresa dei Mille. Durante la spedizione divenne segretario di Stato della Dittatura (maggio 1860) e provvide all'organizzazione e all'amministrazione dell'Isola. Al fine supremo dell’unificazione italiana dovette convertirsi alla monarchia. Celebre la sua frase: «La Monarchia ci unisce», ormai, con i tempi nuovi, rovesciata. Più volte Ministro e Presidente dei Ministri, concluse l’alleanza italo-tedesca. Un suo grave errore: Nelle insurrezioni dei Fasci Siciliani dei Lavoratori (1894) egli Presidente dei Ministri, anziché studiare i mezzi per risolvere i disagi dei lavoratori stessi, provvide con lo stato di assedio, generando profonda amarezza nei Siciliani. Seguì una politica coloniale che segnò la fine della sua carriera politica.
Patriota e statista italiano Fu tra i fautori della costituzione del 1848, e tra i propugnatori di un federalismo italiano in cui fosse riconosciuto alla Sicilia un'esplicita autonomia. Eletto deputato voto contro la dinastia borbonica. Sopravvenuta la reazione, andò in esilio in Piemonte, dove esercitò il giornalismo. Ma ne fu espulso per le sue tendenze repubblicane. Da Malta si trasferì a Londra dove conobbe Mazzini e modificò il proprio programma in senso unitario. Ma nel 1859 ritornò in Sicilia a suscitarvi la rivoluzione. È suo merito di avere suscitato e sospinto la impresa dei Mille. Durante la spedizione divenne segretario di Stato della Dittatura (maggio 1860) e provvide all'organizzazione e all'amministrazione dell'Isola. Al fine supremo dell’unificazione italiana dovette convertirsi alla monarchia. Celebre la sua frase: «La Monarchia ci unisce», ormai, con i tempi nuovi, rovesciata. Più volte Ministro e Presidente dei Ministri, concluse l’alleanza italo-tedesca. Un suo grave errore: Nelle insurrezioni dei Fasci Siciliani dei Lavoratori (1894) egli Presidente dei Ministri, anziché studiare i mezzi per risolvere i disagi dei lavoratori stessi, provvide con lo stato di assedio, generando profonda amarezza nei Siciliani. Seguì una politica coloniale che segnò la fine della sua carriera politica.