Area archeologica di Cava d'Ispica
Indirizzo : S.P. Modica-Cava Ispica
Provincia : Ragusa Comune : Modica
Tel. : 0932 771667 - fax 0932 249404
Il Parco Archeologico di Cava Ispica è posto nella parte settentrionale della omonima valle il cui percorso, fra ampie e suggestive gole strapiombanti, si snoda per circa 14 Km. lungo i territori dei comuni di Modica, Ispica ed in piccola parte in quello di Rosolini.
L’importanza dei luoghi di Cava Ispica rimonta ai primi cultori di antichità della Sicilia e ai viaggiatori europei (J. Houel, G. Parthey, J. R. De Saint-Non) che visitarono la valle alla fine del ‘700, lasciandone suggestivi ricordi scritti e vedute paesaggistiche.
Sia le fonti antiche che la documentazione archeologica, testimoniata da rinvenimenti del passato e quella tutt’ora evidente, fanno di Cava Ispica uno dei siti in cui l’insediamento umano si è particolarmente attestato fin dall’età preistorica.
Il complesso patrimonio storico archeologico di Cava Ispica racchiude un periodo abbastanza ampio compreso tra l’Antica età del Bronzo ed il periodo medievale, fino almeno al XIV sec., quando viene abbandonata la parte settentrionale, mentre quella meridionale continua ad essere vitale con il sito di Spaccaforno, distrutto dal disastroso terremoto del 1693.
Le evidenze archeologiche monumentali, attualmente visibili, sono riconducibili ad escavazioni nella roccia che si possono concentrare cronologicamente in tre periodi: periodo preistorico, periodo tardoantico, periodo medievale. Alla Antica età del bronzo (facies castellucciana 2200- 1450 a.C.) appartiene una serie di insediamenti distribuiti lungo la valle, la cui evidenza è costituita dalle necropoli ricavate in grotticelle del tipo a forno che si sono conservate.
Fra essi si distingue la necropoli di Baravitalla, ubicata a Nord della cava, per la monumentale tomba con prospetto decorato da dieci lesene perfettamente conservata. Nel pianoro soprastante sono stati indagati i resti del villaggio, che hanno anche restituito originali reperti archeologici (osso a globuli) oltre a numerose suppellettili fittili.
Anche nel periodo tardoantico i versanti della valle accoglievano una imponente e vasta necropoli costituita da catacombe e piccoli ipogei funerari. Fra di essi si distingue la catacomba della Larderia, articolata in tre corridoi e contenente più di 400 fosse per inumazione, databile tra IV e V sec. d.C.
Le testimonianze cristiane sono ancora rilevabili nell’altro complesso ipogeico denominato grotte del Camposanto.
A Cava Ispica si conservano anche i resti della Chiesa di San Pancrati, una delle più antiche chiese del comprensorio ibleo, risalente alla metà del VI sec. E’ una chiesa a tre navate con presbiterio a triconco, costruita con blocchi megalitici. Appare particolarmente vitale, nel corso dell’XI e XIV sec., l’insediamento rupestre, che si è impiantato sulle necropoli di età precedente sfruttandone le escavazioni.
Si distinguono, all’interno dell’area i grossi complessi rupestri delle Grotte di Santa Maria, con la chiesa rupestre, straordinariamente articolata su due livelli, nelle cui pareti restano tracce pittoriche e il grosso complesso delle Grotte Cadute, che si sviluppa almeno su cinque livelli.
Proseguendo lungo il corso della cava ed attualmente fuori dall’area archeologica seguono il gruppo delle Grotte Giardina, di Pernamazzone e del cosiddetto Castello.
Si tratta di ardite e scenografiche escavazioni ricavate nei versanti della valle e composte da ambienti comunicanti disposti su più piani collegati da botole o scalette.
I complessi rupestri erano serviti di chiese ricavate anch’esse nella roccia e decorate da pannelli pittorici tutt’ora in parte conservati.
Il ciclo di affreschi più importante è quello che decora le pareti della Grotta dei Santi che ospita ben 33 figure di santi con didascalie in greco.
Nell’area archeologica sono visibili anche la chiesa di San Nicola, forse la più tarda, la chiesa di Santa Maria già citata e, sul Poggio Salnitro, la chiesa della Spezieria, dove si conserva una imponente parete iconostatica.
(Fonte: sito regionale dei beni culturali)
Indirizzo : S.P. Modica-Cava Ispica
Provincia : Ragusa Comune : Modica
Tel. : 0932 771667 - fax 0932 249404
Il Parco Archeologico di Cava Ispica è posto nella parte settentrionale della omonima valle il cui percorso, fra ampie e suggestive gole strapiombanti, si snoda per circa 14 Km. lungo i territori dei comuni di Modica, Ispica ed in piccola parte in quello di Rosolini.
L’importanza dei luoghi di Cava Ispica rimonta ai primi cultori di antichità della Sicilia e ai viaggiatori europei (J. Houel, G. Parthey, J. R. De Saint-Non) che visitarono la valle alla fine del ‘700, lasciandone suggestivi ricordi scritti e vedute paesaggistiche.
Sia le fonti antiche che la documentazione archeologica, testimoniata da rinvenimenti del passato e quella tutt’ora evidente, fanno di Cava Ispica uno dei siti in cui l’insediamento umano si è particolarmente attestato fin dall’età preistorica.
Il complesso patrimonio storico archeologico di Cava Ispica racchiude un periodo abbastanza ampio compreso tra l’Antica età del Bronzo ed il periodo medievale, fino almeno al XIV sec., quando viene abbandonata la parte settentrionale, mentre quella meridionale continua ad essere vitale con il sito di Spaccaforno, distrutto dal disastroso terremoto del 1693.
Le evidenze archeologiche monumentali, attualmente visibili, sono riconducibili ad escavazioni nella roccia che si possono concentrare cronologicamente in tre periodi: periodo preistorico, periodo tardoantico, periodo medievale. Alla Antica età del bronzo (facies castellucciana 2200- 1450 a.C.) appartiene una serie di insediamenti distribuiti lungo la valle, la cui evidenza è costituita dalle necropoli ricavate in grotticelle del tipo a forno che si sono conservate.
Fra essi si distingue la necropoli di Baravitalla, ubicata a Nord della cava, per la monumentale tomba con prospetto decorato da dieci lesene perfettamente conservata. Nel pianoro soprastante sono stati indagati i resti del villaggio, che hanno anche restituito originali reperti archeologici (osso a globuli) oltre a numerose suppellettili fittili.
Anche nel periodo tardoantico i versanti della valle accoglievano una imponente e vasta necropoli costituita da catacombe e piccoli ipogei funerari. Fra di essi si distingue la catacomba della Larderia, articolata in tre corridoi e contenente più di 400 fosse per inumazione, databile tra IV e V sec. d.C.
Le testimonianze cristiane sono ancora rilevabili nell’altro complesso ipogeico denominato grotte del Camposanto.
A Cava Ispica si conservano anche i resti della Chiesa di San Pancrati, una delle più antiche chiese del comprensorio ibleo, risalente alla metà del VI sec. E’ una chiesa a tre navate con presbiterio a triconco, costruita con blocchi megalitici. Appare particolarmente vitale, nel corso dell’XI e XIV sec., l’insediamento rupestre, che si è impiantato sulle necropoli di età precedente sfruttandone le escavazioni.
Si distinguono, all’interno dell’area i grossi complessi rupestri delle Grotte di Santa Maria, con la chiesa rupestre, straordinariamente articolata su due livelli, nelle cui pareti restano tracce pittoriche e il grosso complesso delle Grotte Cadute, che si sviluppa almeno su cinque livelli.
Proseguendo lungo il corso della cava ed attualmente fuori dall’area archeologica seguono il gruppo delle Grotte Giardina, di Pernamazzone e del cosiddetto Castello.
Si tratta di ardite e scenografiche escavazioni ricavate nei versanti della valle e composte da ambienti comunicanti disposti su più piani collegati da botole o scalette.
I complessi rupestri erano serviti di chiese ricavate anch’esse nella roccia e decorate da pannelli pittorici tutt’ora in parte conservati.
Il ciclo di affreschi più importante è quello che decora le pareti della Grotta dei Santi che ospita ben 33 figure di santi con didascalie in greco.
Nell’area archeologica sono visibili anche la chiesa di San Nicola, forse la più tarda, la chiesa di Santa Maria già citata e, sul Poggio Salnitro, la chiesa della Spezieria, dove si conserva una imponente parete iconostatica.
(Fonte: sito regionale dei beni culturali)