Come arrivare: dall’Autostrada PA–CT /A19 superare la Galleria e uscire allo svincolo per Caltanissetta proseguendo sulla SS640 (indicazioni per Caltanissetta). Giunti in città e superata la rotatoria seguire l’apposita segnaletica per il Museo Archeologico. Oltrepassando il Palazzo di Giustizia sito in via Libertà, procedere verso la via Filippo Paladini fino alla rotatoria ai piedi del Monte San Giuliano. Proseguire quindi diritto verso la via di Santo Spirito fino all’omonima Abbazia. A sinistra di quest’ultima a circa 150 m. si giunge al Museo Archeologico di Caltanissetta.
La sede museale
Il Museo Archeologico di Caltanissetta, lasciata la sua storica localizzazione nel centro cittadino, è stato riaperto al pubblico nel 2006 - rinnovato nei percorsi, nella didattica e nei contenuti - in vicinanza dell’Abbazia normanna di Santo Spirito.
Il nuovo edificio, nascosto tra gli olivi ed i mandorli della campagna nissena, condivide con il “Paolo Orsi” di Siracusa il progettista (lo scomparso architetto Franco Minissi) e, sia pure in piccolo, la scelta, anche in questo caso, della pianta poligonale e di materiali edilizi quali cemento, porfido, legni chiari, vetro, metallo in un insieme che finisce per esaltare, senza sovrapporvisi, l’antichità del contenuto.
Il Museo illustra
la storia degli antichi insediamenti del territorio urbano ed extraurbano di Caltanissetta e di altri centri del territorio provinciale, dalla preistoria all’età tardo antica. Si segnalano i siti indigeni di Gibil Gabib e Sabucina, posti su alture a controllo del fiume Salso, una delle principali vie di penetrazione commerciale e militare dell’antichità, centri che furono ellenizzati da Gela per poi ricadere entrambi sotto il dominio di Agrigento. A quest’ultima, sub colonia di Gela fondata nel 580 a.C., è legata anche l’ellenizzazione del sito indigeno di Vassallaggi, in vicinanza dell’odierna San Cataldo.
Nel settore nord della provincia si ricorda Polizzello presso Mussomeli, con i resti del grande santuario e della necropoli (IX - VII sec. a. C.); mentre nel territorio meridionale e nell’entroterra di Gela emerge Dessueri, posto tra Mazzarino e Butera, con i resti di un complesso abitativo risalente all’età del bronzo recente e finale (XI - X sec. a. C.) e con la sua necropoli, costituita da oltre 3000 tombe a grotticella scavate nella montagna, seconda per vastità ed importanza solo a quella di Pantalica (nel siracusano);
Le collezioni
Nucleo storico dell’esposizione sono i reperti recuperati sul finire degli anni’50 dall’Associazione Archeologica Nissena e provenienti, per la maggior parte, dai siti di Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Gibil Gabib, Vassallaggi e Sabucina. Al primo consistente lotto si sono man mano aggiunti i materiali archeologici acquisiti nel corso degli scavi condotti per iniziativa della Soprintendenza negli altri centri del territorio.
Oggi la struttura museale si qualifica come una delle più importanti dell’Isola sotto il profilo scientifico, nello specifico settore archeologico, in virtù delle pregiate collezioni ospitate; si segnalano infatti i reperti bronzei, ma soprattutto quelli ceramici, provenienti dagli insediamenti di Sabucina e Dessueri. Ed ancora i reperti provenienti dal sito di Polizzello, fondamentali per la conoscenza delle culture indigene dell’età del ferro, la cui produzione artistica fu fortemente influenzata dalla tradizione egeo-micenea mediata dai nuclei di genti transmarine venute in contatto con l’isola già nel XV- XIV sec. a. C.. e poi stanziatisi sulla costa meridionale fra il XIII e il XII sec. a. C.
Il Museo espone anche parte delle collezioni archeologiche di Capodarso, un sito che pur ricadendo nella provincia di Enna, è geograficamente e storicamente legato a questa parte del territorio della Sicilia poiché insieme a Sabucina controllava la valle del fiume Salso (Imera meridionale).
L’ordinamento
Adeguandosi alla struttura poligonale del piano espositivo, il percorso si snoda in cinque settori, integrato dai nuovi supporti didattici che illustrano la storia dei siti da cui provengono gli importanti manufatti esposti; ai predetti apparati, in lingua italiana e inglese, si aggiungono anche gli strumenti telematici interattivi che facilitano la visita delle collezioni, nonché un percorso destinato a fruitori non vedenti e ipovedenti.
Settore 1
Il percorso muove dai quartieri cittadini e dalle aree periurbane di Caltanissetta (Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Santa Lucia, Sant’Anna, Xiboli, Torretta), con le testimonianze preistoriche databili dalla tarda età del Rame (fine III millennio a.C.) al Bronzo antico (II millennio a.C.) e all’avanzata età del Ferro (VIII - VII sec. a.C.) –
Parallelamente si sviluppa l’esposizione relativa a Sabucina con la ricca ed articolata evidenza proveniente da capanne, mura, cisterne, edifici, aree sacre dell’abitato protostorico e classico.
Settore 2
Contiene le testimonianze riferibili alle tre necropoli di Sabucina databili tra l’età arcaica e classica ed i resti pertinenti all’età romana medio-imperiale (II sec. d.C.), fra cui si segnalano il busto marmoreo dell’imperatore Geta e i modesti corredi provenienti dalle tombe a fossa di contrada Lannari ai piedi del colle di Sabucina;
Settore 3
In questo settore trovano posto i reperti che raccontano, a partire dall’età del Ferro e fino all’età ellenistica, la storia più antica di Capodarso e quella di Vassallaggi in territorio di San Cataldo. E’ soprattutto di provenienza funeraria la bella selezione di reperti da Vassallaggi, in cui spiccano ceramiche di fabbricazione indigena, già certamente influenzate da prodotti coloniali, monili vari ed utensili in metallo, unguentari in alabastro e prestigiose ceramiche a figure rosse importate dalle migliori officine operanti ad Atene tra il 430 e il 420 a. C.;
Settore 4
Della notevole prosperità dell’antico centro di Gibil Gabib per tutto il IV secolo a.C. e fino agli inizi del III fanno fede i ricchi corredi della necropoli di Nord-Est con le belle ceramiche figurate prodotte da fabbriche siceliote, o a raffinati decori floreali sovradipinti in bianco e giallo nello stile di Gnathia. Accanto a Gibil Gabib sono documentati vari importanti centri del territorio della provincia, quali Cozzo Scavo (non lontano da Santa Caterina Villarmosa) con interessanti evidenze relative all’abitato di V e IV sec. a.C. e soprattutto a quello che è stato interpretato come un complesso santuariale impiantato sul fianco dell’altura; e ancora Mimiani, con i modesti corredi riferibili alla necropoli paleocristiana, da cui pure provengono, però, gli splendidi orecchini aurei riferiti a officine costantinopolitane, attive tra i secoli VI e VII d.C..
Da Monte Raffe, poco distante da Sutera, sono stati esposti, con alcune integrazioni tratte dagli scavi più recenti, soprattutto reperti riferibili all’abitato di V e IV sec. a.C.. Ampio spazio è stato dedicato alla documentazione archeologica proveniente da Polizzello, importante centro eponimo della cultura dell’età del Ferro (IX - VI sec. a.C.) posto a breve distanza da Mussomeli. Il ripostiglio di bronzi, i corredi della necropoli, la multiforme varietà delle offerte deposte nell’area sacra dell’acropoli coi suoi molti edifici, in cui elmi, lance e statuette si affiancano alla preziosità dell’ambra e dell’avorio, si offrono all’attenzione dei visitatori.
Settore 5
Accoglie la documentazione riferibile alla porzione meridionale del territorio provinciale, in cui fanno spicco siti d’interesse preistorico, come il piccolo abitato di Garrasia, databile all’età del Bronzo antico e quello ben più complesso di Dessueri con cospicue testimonianze provenienti sia dalle necropoli (ceramiche e bronzi) che dall’abitato a struttura palaziale sul Monte Maio, rifereribili all’età del Bronzo recente-finale (secoli XIII - XI a. C.).
Chiude l’esposizione di quest’ultimo settore il centro indigeno ellenizzato di Monte Bubbonia (forse l’antica Maktorion), in territorio di Mazzarino, con i bei corredi della necropoli di età arcaica e classica in cui accanto ad anfore e oinochoai a decori geometrici fanno la loro comparsa monili e manufatti in argento nonché pregevoli importazioni da officine corinzie e successivamente attiche, sia a figure nere che a figure rosse.
A completamento del percorso, tra le novità introdotte nell’allestimento museale del 2006, si evidenzia – oltre alla vetrina che raccoglie ed espone le donazioni effettuate da notabili famiglie nissene nella seconda metà del secolo appena concluso – anche la costituzione di un piccolo monetiere cioè di una sezione numismatica monografica che raccoglie ed illustra i più significativi rinvenimenti di monete antiche effettuati nei territori di Sabucina, Vassallaggi, Gibil Gabib, Cozzo Scavo ed anche Butera.
Si segnala infine la recente acquisizione a cura dell’Amministrazione Regionale di una piccola statua di Kore (fanciulla) in pietra con ghirlanda tra le mani, della fine del VI sec. a.C..
(Fonte: sito regionale dei beni culturali)
La sede museale
Il Museo Archeologico di Caltanissetta, lasciata la sua storica localizzazione nel centro cittadino, è stato riaperto al pubblico nel 2006 - rinnovato nei percorsi, nella didattica e nei contenuti - in vicinanza dell’Abbazia normanna di Santo Spirito.
Il nuovo edificio, nascosto tra gli olivi ed i mandorli della campagna nissena, condivide con il “Paolo Orsi” di Siracusa il progettista (lo scomparso architetto Franco Minissi) e, sia pure in piccolo, la scelta, anche in questo caso, della pianta poligonale e di materiali edilizi quali cemento, porfido, legni chiari, vetro, metallo in un insieme che finisce per esaltare, senza sovrapporvisi, l’antichità del contenuto.
Il Museo illustra
la storia degli antichi insediamenti del territorio urbano ed extraurbano di Caltanissetta e di altri centri del territorio provinciale, dalla preistoria all’età tardo antica. Si segnalano i siti indigeni di Gibil Gabib e Sabucina, posti su alture a controllo del fiume Salso, una delle principali vie di penetrazione commerciale e militare dell’antichità, centri che furono ellenizzati da Gela per poi ricadere entrambi sotto il dominio di Agrigento. A quest’ultima, sub colonia di Gela fondata nel 580 a.C., è legata anche l’ellenizzazione del sito indigeno di Vassallaggi, in vicinanza dell’odierna San Cataldo.
Nel settore nord della provincia si ricorda Polizzello presso Mussomeli, con i resti del grande santuario e della necropoli (IX - VII sec. a. C.); mentre nel territorio meridionale e nell’entroterra di Gela emerge Dessueri, posto tra Mazzarino e Butera, con i resti di un complesso abitativo risalente all’età del bronzo recente e finale (XI - X sec. a. C.) e con la sua necropoli, costituita da oltre 3000 tombe a grotticella scavate nella montagna, seconda per vastità ed importanza solo a quella di Pantalica (nel siracusano);
Le collezioni
Nucleo storico dell’esposizione sono i reperti recuperati sul finire degli anni’50 dall’Associazione Archeologica Nissena e provenienti, per la maggior parte, dai siti di Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Gibil Gabib, Vassallaggi e Sabucina. Al primo consistente lotto si sono man mano aggiunti i materiali archeologici acquisiti nel corso degli scavi condotti per iniziativa della Soprintendenza negli altri centri del territorio.
Oggi la struttura museale si qualifica come una delle più importanti dell’Isola sotto il profilo scientifico, nello specifico settore archeologico, in virtù delle pregiate collezioni ospitate; si segnalano infatti i reperti bronzei, ma soprattutto quelli ceramici, provenienti dagli insediamenti di Sabucina e Dessueri. Ed ancora i reperti provenienti dal sito di Polizzello, fondamentali per la conoscenza delle culture indigene dell’età del ferro, la cui produzione artistica fu fortemente influenzata dalla tradizione egeo-micenea mediata dai nuclei di genti transmarine venute in contatto con l’isola già nel XV- XIV sec. a. C.. e poi stanziatisi sulla costa meridionale fra il XIII e il XII sec. a. C.
Il Museo espone anche parte delle collezioni archeologiche di Capodarso, un sito che pur ricadendo nella provincia di Enna, è geograficamente e storicamente legato a questa parte del territorio della Sicilia poiché insieme a Sabucina controllava la valle del fiume Salso (Imera meridionale).
L’ordinamento
Adeguandosi alla struttura poligonale del piano espositivo, il percorso si snoda in cinque settori, integrato dai nuovi supporti didattici che illustrano la storia dei siti da cui provengono gli importanti manufatti esposti; ai predetti apparati, in lingua italiana e inglese, si aggiungono anche gli strumenti telematici interattivi che facilitano la visita delle collezioni, nonché un percorso destinato a fruitori non vedenti e ipovedenti.
Settore 1
Il percorso muove dai quartieri cittadini e dalle aree periurbane di Caltanissetta (Pietrarossa, San Giuliano, Palmintelli, Santa Lucia, Sant’Anna, Xiboli, Torretta), con le testimonianze preistoriche databili dalla tarda età del Rame (fine III millennio a.C.) al Bronzo antico (II millennio a.C.) e all’avanzata età del Ferro (VIII - VII sec. a.C.) –
Parallelamente si sviluppa l’esposizione relativa a Sabucina con la ricca ed articolata evidenza proveniente da capanne, mura, cisterne, edifici, aree sacre dell’abitato protostorico e classico.
Settore 2
Contiene le testimonianze riferibili alle tre necropoli di Sabucina databili tra l’età arcaica e classica ed i resti pertinenti all’età romana medio-imperiale (II sec. d.C.), fra cui si segnalano il busto marmoreo dell’imperatore Geta e i modesti corredi provenienti dalle tombe a fossa di contrada Lannari ai piedi del colle di Sabucina;
Settore 3
In questo settore trovano posto i reperti che raccontano, a partire dall’età del Ferro e fino all’età ellenistica, la storia più antica di Capodarso e quella di Vassallaggi in territorio di San Cataldo. E’ soprattutto di provenienza funeraria la bella selezione di reperti da Vassallaggi, in cui spiccano ceramiche di fabbricazione indigena, già certamente influenzate da prodotti coloniali, monili vari ed utensili in metallo, unguentari in alabastro e prestigiose ceramiche a figure rosse importate dalle migliori officine operanti ad Atene tra il 430 e il 420 a. C.;
Settore 4
Della notevole prosperità dell’antico centro di Gibil Gabib per tutto il IV secolo a.C. e fino agli inizi del III fanno fede i ricchi corredi della necropoli di Nord-Est con le belle ceramiche figurate prodotte da fabbriche siceliote, o a raffinati decori floreali sovradipinti in bianco e giallo nello stile di Gnathia. Accanto a Gibil Gabib sono documentati vari importanti centri del territorio della provincia, quali Cozzo Scavo (non lontano da Santa Caterina Villarmosa) con interessanti evidenze relative all’abitato di V e IV sec. a.C. e soprattutto a quello che è stato interpretato come un complesso santuariale impiantato sul fianco dell’altura; e ancora Mimiani, con i modesti corredi riferibili alla necropoli paleocristiana, da cui pure provengono, però, gli splendidi orecchini aurei riferiti a officine costantinopolitane, attive tra i secoli VI e VII d.C..
Da Monte Raffe, poco distante da Sutera, sono stati esposti, con alcune integrazioni tratte dagli scavi più recenti, soprattutto reperti riferibili all’abitato di V e IV sec. a.C.. Ampio spazio è stato dedicato alla documentazione archeologica proveniente da Polizzello, importante centro eponimo della cultura dell’età del Ferro (IX - VI sec. a.C.) posto a breve distanza da Mussomeli. Il ripostiglio di bronzi, i corredi della necropoli, la multiforme varietà delle offerte deposte nell’area sacra dell’acropoli coi suoi molti edifici, in cui elmi, lance e statuette si affiancano alla preziosità dell’ambra e dell’avorio, si offrono all’attenzione dei visitatori.
Settore 5
Accoglie la documentazione riferibile alla porzione meridionale del territorio provinciale, in cui fanno spicco siti d’interesse preistorico, come il piccolo abitato di Garrasia, databile all’età del Bronzo antico e quello ben più complesso di Dessueri con cospicue testimonianze provenienti sia dalle necropoli (ceramiche e bronzi) che dall’abitato a struttura palaziale sul Monte Maio, rifereribili all’età del Bronzo recente-finale (secoli XIII - XI a. C.).
Chiude l’esposizione di quest’ultimo settore il centro indigeno ellenizzato di Monte Bubbonia (forse l’antica Maktorion), in territorio di Mazzarino, con i bei corredi della necropoli di età arcaica e classica in cui accanto ad anfore e oinochoai a decori geometrici fanno la loro comparsa monili e manufatti in argento nonché pregevoli importazioni da officine corinzie e successivamente attiche, sia a figure nere che a figure rosse.
A completamento del percorso, tra le novità introdotte nell’allestimento museale del 2006, si evidenzia – oltre alla vetrina che raccoglie ed espone le donazioni effettuate da notabili famiglie nissene nella seconda metà del secolo appena concluso – anche la costituzione di un piccolo monetiere cioè di una sezione numismatica monografica che raccoglie ed illustra i più significativi rinvenimenti di monete antiche effettuati nei territori di Sabucina, Vassallaggi, Gibil Gabib, Cozzo Scavo ed anche Butera.
Si segnala infine la recente acquisizione a cura dell’Amministrazione Regionale di una piccola statua di Kore (fanciulla) in pietra con ghirlanda tra le mani, della fine del VI sec. a.C..
(Fonte: sito regionale dei beni culturali)