Gela, una delle più grandi colonie greche di Sicilia, fu fondata nel 689 – 688 a.C. dai coloni greci provenienti da Rodi e da Creta, guidati rispettivamente dagli ecisti Antifemo ed Entimo. La città occupò il pianoro della collina, estesa in senso E-O, la cui estremità orientale, conosciuta oggi con il nome di Molino a Vento, divento sede dell’acropoli, con funzione prevalentemente sacra. L’area, marginata ad Est dal fiume Gela e ben difesa da pareti ripide sui lati orientale e meridionale, dominava il mar Mediterraneo: essa si estendeva per circa 400 metri verso Ovest terminando in corrispondenza della strozzatura del Vallone Pasqualello, al di là del quale erano poste le fornaci per la produzione della ceramica.
Il sito di Molino a Vento era già stato occupato in età preistorica, sia durante l’età del rame (IV millennio a.C.) sia durante l’età del bronzo antico (II millennio a.C.).
Il ritrovamento di ceramica protocorinzia dell'ultimo quarto dell'VIII secolo a. C., al di sotto dei livelli di uso di età arcaica, attesta la presenza di un primo stanziamento di protocoloni al quale era stato dato il nome di Lindioi in ricordo di Lindos, città della madrepatria. Già dalla prima metà del VII secolo a. C., nell’area furono costruiti alcuni edifici, come ad esempio un sacello in antis, cioè privo di peristasi, (Tempio A), dedicato ad Athena Lindia, la dea protettrice della città, i cui resti furono poi inglobati nelle fondazioni di un secondo tempio (Tempio B), costruito nel corso del VI secolo, e dedicato ancora ad Athena.
Di quest’ultimo edificio si conserva solo il basamento (m 35,22 x 17,25), con peristasi di 6 colonne sui lati corti e 12 su quelli lunghi; il suo il tetto era ornato da una ricca decorazione fittile i cui residui elementi sono oggi conservati nel Museo Archeologico di Siracusa. A Nord del tempio furono realizzati altri edifici con fondazioni in pietrame ed elevato in mat-toni crudi, a pianta rettangolare, orientati in senso Est-Ovest e decorati da fregi ed antefisse fittili dipinti.
Nel corso del VI secolo la zona fu cinta, sul lato settentrionale, da un muro in grossi blocchi squadrati, largo quasi due metri, il quale rimase in uso per lungo tempo.
Nella prima metà del V secolo a. C., sotto i Dinomenidi, signori della città, fu completato l’impianto urbano della città ed il progetto di monumentalizzazione dell’acropoli, sulla quale fu edificato, in sostituzione del precedente, un nuovo tempio (Tempio C) anche per celebrare la vittoria dei Greci sui Cartaginesi ad Himera (480 a. C.); l'edificio sacro, con peristasi di 6 x 12 colonne, fu ornato da elementi marmorei importati dalle Cicladi, decorati da motivi policromi.
Anche gli altri edifici della zona furono sfarzosamente arricchiti da elementi architettonici, quali acroteri equestri ed antefisse fittili.
Dopo la grave sconfitta subita da Gela nel 405 a. C., ad opera dei Cartaginesi, l’acropoli fu occupata da quartieri artigianali ed alcuni degli edifici esistenti furono ricostruiti, cambiandone però la destinazione d’uso.
Il sito di Molino a Vento fu poi abbandonato intorno alla fine del IV secolo.
Fonte: sito regionale dei beni culturali
Il sito di Molino a Vento era già stato occupato in età preistorica, sia durante l’età del rame (IV millennio a.C.) sia durante l’età del bronzo antico (II millennio a.C.).
Il ritrovamento di ceramica protocorinzia dell'ultimo quarto dell'VIII secolo a. C., al di sotto dei livelli di uso di età arcaica, attesta la presenza di un primo stanziamento di protocoloni al quale era stato dato il nome di Lindioi in ricordo di Lindos, città della madrepatria. Già dalla prima metà del VII secolo a. C., nell’area furono costruiti alcuni edifici, come ad esempio un sacello in antis, cioè privo di peristasi, (Tempio A), dedicato ad Athena Lindia, la dea protettrice della città, i cui resti furono poi inglobati nelle fondazioni di un secondo tempio (Tempio B), costruito nel corso del VI secolo, e dedicato ancora ad Athena.
Di quest’ultimo edificio si conserva solo il basamento (m 35,22 x 17,25), con peristasi di 6 colonne sui lati corti e 12 su quelli lunghi; il suo il tetto era ornato da una ricca decorazione fittile i cui residui elementi sono oggi conservati nel Museo Archeologico di Siracusa. A Nord del tempio furono realizzati altri edifici con fondazioni in pietrame ed elevato in mat-toni crudi, a pianta rettangolare, orientati in senso Est-Ovest e decorati da fregi ed antefisse fittili dipinti.
Nel corso del VI secolo la zona fu cinta, sul lato settentrionale, da un muro in grossi blocchi squadrati, largo quasi due metri, il quale rimase in uso per lungo tempo.
Nella prima metà del V secolo a. C., sotto i Dinomenidi, signori della città, fu completato l’impianto urbano della città ed il progetto di monumentalizzazione dell’acropoli, sulla quale fu edificato, in sostituzione del precedente, un nuovo tempio (Tempio C) anche per celebrare la vittoria dei Greci sui Cartaginesi ad Himera (480 a. C.); l'edificio sacro, con peristasi di 6 x 12 colonne, fu ornato da elementi marmorei importati dalle Cicladi, decorati da motivi policromi.
Anche gli altri edifici della zona furono sfarzosamente arricchiti da elementi architettonici, quali acroteri equestri ed antefisse fittili.
Dopo la grave sconfitta subita da Gela nel 405 a. C., ad opera dei Cartaginesi, l’acropoli fu occupata da quartieri artigianali ed alcuni degli edifici esistenti furono ricostruiti, cambiandone però la destinazione d’uso.
Il sito di Molino a Vento fu poi abbandonato intorno alla fine del IV secolo.
Fonte: sito regionale dei beni culturali