Festa a Caltanissetta il 29 settembre festa patronale in onore di San Michele Arcangelo.
Secondo la tradizione egli apparve l'8 maggio del 1625, mentre in Sicilia dilagava la peste, a Fra Francesco Giarratana, un frate cappuccino del convento in contrada Pigni, l'attuale viale Regina Margherita. Egli vide l'arcangelo mentre combatteva con la spada un uomo, e rivolgendosi al frate, gli annunciò che avrebbe protetto la città. Infatti il mattino dopo venne rinvenuto un appestato morto mentre cercava di entrare in città dalla porta posta nell'allora contrada Calcare, l'attuale via Sallemi, probabilmente allo scopo di abbeverarsi al vicino pozzo. Si racconta che San Michele lo fulminò per tenere fede alla sua promessa. A seguito di ciò, l'Arcangelo venne eletto a furor di popolo patrono di Caltanissetta, al pari Signore della Città, e venne costruita in suo onore la chiesetta di San Michele, nel luogo dove era stato ritrovato l'appestato, la quale venne ampliata nel 1837.
Da allora le mura della città furono difese da guardie, poste proprio lì per impedire agli appestati di accedervi.
Per onorare il Santo, la cittadinanza commissionò una statua lignea allo scultore Stefano Li Volsi di Nicosia, che la realizzò a partire da un suo progetto d'opera, che doveva rappresentare un angelo custode. Si narra che lo scultore provò molte volte a plasmare il volto del Santo, ogni volta restando insoddisfatto. Dopo vari tentativi pregò gli angeli di aiutarlo, ma stremato dal lavoro intenso si addormentò. Al suo risveglio trovò il volto del Santo già scolpito e bellissimo. Ad alimentare il racconto è la differenza tra il materiale utilizzato per scultura: il corpo, è realizzato in legno di salice, mentre la testa è stata scolpita su legno d'ulivo.
Un'altra leggenda racconta che all'interno della statua sia nascosta una piuma, che sarebbe stata persa da San Michele mentre lottava con il diavolo sopra i cieli di Caltanissetta.
Il 29 settembre, in occasione della festa, il simulacro dell'Arcangelo, viene portata in processione a spalla dai devoti scalzi, mentre lo segue uno stuolo di devoti, di cui molti scalzi per devozione. La processione termina con il Santo che viene riportato in Cattedrale, salutato da imponenti fuochi pirotecnici.
San Michele esce in processione anche l'8 maggio, in occasione della sua apparizione in città, accompagnato dalla Real Maestranza. Il simulacro viene condotto dalla Cattedrale al santuario di San Michele, dove rimane sino alla domenica successiva, quando avviene il ritorno alla chiesa madre. Questa processione è soprannominata dai nisseni "la vacanza di San Michele", proprio allo scopo di sottolineare la temporaneità di questo cambio di ubicazione.
In passato, il culto era sentito così profondamente che era previsto un periodo di digiuno, a partire dal primo lunedì dopo Pasqua. Questa pratica doveva essere seguita per nove anni consecutivi e iniziata sempre lo stesso giorno. Passati i nove anni, venivano prese nove candele da accendere al momento della morte della persona che in vita aveva osservato il digiuno, al fine di assicurare alla persona la protezione degli angeli al momento del trapasso.
wikipedia
Secondo la tradizione egli apparve l'8 maggio del 1625, mentre in Sicilia dilagava la peste, a Fra Francesco Giarratana, un frate cappuccino del convento in contrada Pigni, l'attuale viale Regina Margherita. Egli vide l'arcangelo mentre combatteva con la spada un uomo, e rivolgendosi al frate, gli annunciò che avrebbe protetto la città. Infatti il mattino dopo venne rinvenuto un appestato morto mentre cercava di entrare in città dalla porta posta nell'allora contrada Calcare, l'attuale via Sallemi, probabilmente allo scopo di abbeverarsi al vicino pozzo. Si racconta che San Michele lo fulminò per tenere fede alla sua promessa. A seguito di ciò, l'Arcangelo venne eletto a furor di popolo patrono di Caltanissetta, al pari Signore della Città, e venne costruita in suo onore la chiesetta di San Michele, nel luogo dove era stato ritrovato l'appestato, la quale venne ampliata nel 1837.
Da allora le mura della città furono difese da guardie, poste proprio lì per impedire agli appestati di accedervi.
Per onorare il Santo, la cittadinanza commissionò una statua lignea allo scultore Stefano Li Volsi di Nicosia, che la realizzò a partire da un suo progetto d'opera, che doveva rappresentare un angelo custode. Si narra che lo scultore provò molte volte a plasmare il volto del Santo, ogni volta restando insoddisfatto. Dopo vari tentativi pregò gli angeli di aiutarlo, ma stremato dal lavoro intenso si addormentò. Al suo risveglio trovò il volto del Santo già scolpito e bellissimo. Ad alimentare il racconto è la differenza tra il materiale utilizzato per scultura: il corpo, è realizzato in legno di salice, mentre la testa è stata scolpita su legno d'ulivo.
Un'altra leggenda racconta che all'interno della statua sia nascosta una piuma, che sarebbe stata persa da San Michele mentre lottava con il diavolo sopra i cieli di Caltanissetta.
Il 29 settembre, in occasione della festa, il simulacro dell'Arcangelo, viene portata in processione a spalla dai devoti scalzi, mentre lo segue uno stuolo di devoti, di cui molti scalzi per devozione. La processione termina con il Santo che viene riportato in Cattedrale, salutato da imponenti fuochi pirotecnici.
San Michele esce in processione anche l'8 maggio, in occasione della sua apparizione in città, accompagnato dalla Real Maestranza. Il simulacro viene condotto dalla Cattedrale al santuario di San Michele, dove rimane sino alla domenica successiva, quando avviene il ritorno alla chiesa madre. Questa processione è soprannominata dai nisseni "la vacanza di San Michele", proprio allo scopo di sottolineare la temporaneità di questo cambio di ubicazione.
In passato, il culto era sentito così profondamente che era previsto un periodo di digiuno, a partire dal primo lunedì dopo Pasqua. Questa pratica doveva essere seguita per nove anni consecutivi e iniziata sempre lo stesso giorno. Passati i nove anni, venivano prese nove candele da accendere al momento della morte della persona che in vita aveva osservato il digiuno, al fine di assicurare alla persona la protezione degli angeli al momento del trapasso.
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