La miniera di Pasquasìa, è stata la più importante miniera per l'estrazione di sali alcalini misti, ed in particolare di kainite, per la produzione di solfato di potassio della Sicilia, situata in provincia di Enna, in territorio della città capoluogo, lungo la valle del fiume Morello.
Pasquasia sorge su un dosso lungo a sud della strada statale 122 Agrigentina, a metà a 18 km da Enna e 22 km da Caltanissetta, nell'omonima contrada, a nord del monte Pasquasia a 440 m di altezza ed a est del fiume Morello; coinvolge un'area di 70 ettari.
Essa è oggi, probabilmente, uno dei più validi esempi reperibili in Sicilia di archeologia industriale: il grande complesso di strutture servivano le massicce attività della miniera di estrazione e lavorazione del solfato di potassio. Le strutture, moderne ed efficienti, sono ben visibili dalla strada statale sottostante ed appaiono come grandi edifici, tra cui il castelletto d'acciaio, ormai in rovina. Il Pozzo 3, uno dei quattro presenti, è invece incuneato nel demanio forestale.
Sin dal 1919, a Pasquasia, era nota la presenza di giacimenti di sali potassici
Possiede 4 pozzi di sfiato, di cui il più profondo arriva a 1000 m di profondità, ed una rampa di accesso con un pendenza del 17%, lunga 1800 m con diametro di 26 m2 di sezione principale.
La miniera di Pasquasia produceva 2 milioni di tonnellate di sali potassici e kainite,[9] rendendo da sola l'Italia autosufficiente per la produzione di potassio.
La chiusura della miniera è avvenuta repentinamente e inaspettatamente il 27 luglio 1992.
Oggi il principale produttore mondiale di sali potassici è il Canada seguita dalla Russia.
Giuseppe Fava, l'indimenticato giornalista siciliano, scrisse sulla rivista da lui diretta: I Siciliani che Pasquasia possa essere stata abbandonata al suo destino per volere di grossi interessi di compagnie minerarie, poiché il vero potenziale economico della miniera era legato non tanto all'uso del sale potassico come fertilizzante, quanto al ruolo che, nel minerale Kainite, è dato dal magnesio. Minerale di cui è ricca la miniera. Va ricordato che il magnesio ha un utilizzo strategico anche in importanti le applicazioni militari e tecnologiche.
fonte wiki
Pasquasia sorge su un dosso lungo a sud della strada statale 122 Agrigentina, a metà a 18 km da Enna e 22 km da Caltanissetta, nell'omonima contrada, a nord del monte Pasquasia a 440 m di altezza ed a est del fiume Morello; coinvolge un'area di 70 ettari.
Essa è oggi, probabilmente, uno dei più validi esempi reperibili in Sicilia di archeologia industriale: il grande complesso di strutture servivano le massicce attività della miniera di estrazione e lavorazione del solfato di potassio. Le strutture, moderne ed efficienti, sono ben visibili dalla strada statale sottostante ed appaiono come grandi edifici, tra cui il castelletto d'acciaio, ormai in rovina. Il Pozzo 3, uno dei quattro presenti, è invece incuneato nel demanio forestale.
Sin dal 1919, a Pasquasia, era nota la presenza di giacimenti di sali potassici
Possiede 4 pozzi di sfiato, di cui il più profondo arriva a 1000 m di profondità, ed una rampa di accesso con un pendenza del 17%, lunga 1800 m con diametro di 26 m2 di sezione principale.
La miniera di Pasquasia produceva 2 milioni di tonnellate di sali potassici e kainite,[9] rendendo da sola l'Italia autosufficiente per la produzione di potassio.
La chiusura della miniera è avvenuta repentinamente e inaspettatamente il 27 luglio 1992.
Oggi il principale produttore mondiale di sali potassici è il Canada seguita dalla Russia.
Giuseppe Fava, l'indimenticato giornalista siciliano, scrisse sulla rivista da lui diretta: I Siciliani che Pasquasia possa essere stata abbandonata al suo destino per volere di grossi interessi di compagnie minerarie, poiché il vero potenziale economico della miniera era legato non tanto all'uso del sale potassico come fertilizzante, quanto al ruolo che, nel minerale Kainite, è dato dal magnesio. Minerale di cui è ricca la miniera. Va ricordato che il magnesio ha un utilizzo strategico anche in importanti le applicazioni militari e tecnologiche.
fonte wiki