Monumento tipicamente romano è l’Anfiteatro, del quale si hanno anche notizie dall’Arezzo e dal Fazello, ma che è stato documentato in maniera moderna dal Serradifalco il quale ne ha fornito la documentazione più completa, punto di partenza per tutti i successivi studi e scavi. E’ un edificio di dimensioni maggiori degli anfiteatri di Catania e di Termini Imerese.
E’ in parte scavato nella roccia, eccetto la parte meridionale, la quale è in parte edificata in muratura. Un sistema di gradinate consentiva il flusso degli spettatori. L’arena ha due grandi accessi, posti sull’asse maggiore ed è chiusa da un podio con corridoi retrostanti, sul quale poggiavano i primi gradini. La datazione di questo monumento è stata oggetto di più proposte. Il Lugli lo attribuì ad età augustea mentre ad età giulio claudia lo datò Golvin. Il Gentili per alcuni saggi ritenne di attribuirlo al III d.C. Ad epoca augustea o giulio claudia orientano sia alcuni lacerti di opus reticulatum, sia la tecnica di edilizia e le dimensioni che una iscrizione in grandi lettere e che fa sembra ricordare il nome di un Betilieno, forse menzionato come dedicante.
L’anfiteatro non segue l’orientamento del tessuto urbano ad est, ma è impostato su un orientamento NW-SE. Non è ben chiaro se ciò sia dovuto alle esigenze legate alle caratteristiche del sito, oppure sia condizionato dall’orientamento del tessuto urbano e di un importante asse viario che proprio nei pressi dell’anfiteatro intercettava un arco trionfale, di età augustea, del quale rimangono le basi dei due piloni. L’approvvigionamento idrico per l’anfiteatro era garantito da una cisterna, la c.d. Piscina Romana, a tre navate su 14 pilastri e con copertura a volta a botte. Realizzata chiudendo un tratto di strada delle latomie ed impermeabilizzando le pareti fu forse utilizzata in epoca bizantina come basilica ipogea.
Al di sopra di questa struttura vi è la chiesa di S. Nicolò ai Cordari, ad una sola navata, con abside, portale laterale e finestrelle a feritoie. Fu creata in età normanna ed è qui che si celebrarono i funerali di Giordano, conte di Siracusa, figlio di Ruggero il Gran Conte.
fonte sito regionale beni culturali
E’ in parte scavato nella roccia, eccetto la parte meridionale, la quale è in parte edificata in muratura. Un sistema di gradinate consentiva il flusso degli spettatori. L’arena ha due grandi accessi, posti sull’asse maggiore ed è chiusa da un podio con corridoi retrostanti, sul quale poggiavano i primi gradini. La datazione di questo monumento è stata oggetto di più proposte. Il Lugli lo attribuì ad età augustea mentre ad età giulio claudia lo datò Golvin. Il Gentili per alcuni saggi ritenne di attribuirlo al III d.C. Ad epoca augustea o giulio claudia orientano sia alcuni lacerti di opus reticulatum, sia la tecnica di edilizia e le dimensioni che una iscrizione in grandi lettere e che fa sembra ricordare il nome di un Betilieno, forse menzionato come dedicante.
L’anfiteatro non segue l’orientamento del tessuto urbano ad est, ma è impostato su un orientamento NW-SE. Non è ben chiaro se ciò sia dovuto alle esigenze legate alle caratteristiche del sito, oppure sia condizionato dall’orientamento del tessuto urbano e di un importante asse viario che proprio nei pressi dell’anfiteatro intercettava un arco trionfale, di età augustea, del quale rimangono le basi dei due piloni. L’approvvigionamento idrico per l’anfiteatro era garantito da una cisterna, la c.d. Piscina Romana, a tre navate su 14 pilastri e con copertura a volta a botte. Realizzata chiudendo un tratto di strada delle latomie ed impermeabilizzando le pareti fu forse utilizzata in epoca bizantina come basilica ipogea.
Al di sopra di questa struttura vi è la chiesa di S. Nicolò ai Cordari, ad una sola navata, con abside, portale laterale e finestrelle a feritoie. Fu creata in età normanna ed è qui che si celebrarono i funerali di Giordano, conte di Siracusa, figlio di Ruggero il Gran Conte.
fonte sito regionale beni culturali