Anfiteatro Romano a Catania
Ingresso da piazza Stesicoro
L’anfiteatro, costruito nei primi secoli dell’Impero probabilmente travolgendo un quartiere di abitazioni a nord della città, è uno dei monumenti più significativi della città romana di Catania.
I suoi possenti ruderi, ben visibili dalla centrale piazza Stesicoro sin dagli inizi del XX
secolo, si estendono, in senso nord sud, dalla zona meridionale di via Penninello all’incrocio della stessa piazza con via Sant’Euplio ed in senso est ovest dal vico Neve all’area sottostante la chiesa di San Biagio dove è a vista una parte di quel corridoio che
separava l’anfiteatro dalla collina retrostante. A seguito dei lavori di scavo, diretti nei primi anni del Novecento da F. Fichera, è stata riportata alla luce, e lasciata a vista, una porzione del settore nord della cavea separata dall'arena da un alto podio,
originariamente rivestito in marmo. Si liberò del tutto il corridoio interno dell’ordine inferiore che è percorribile interamente.
Del monumento, ridotto ad un immenso ammasso di rovine, tanto da essere utilizzato quale cava di blocchi per la costruzione di edifici cittadini sin dall'età bizantina, e coperto dalle Mura della città in epoca medievale e moderna, sopravvive solo la parte inferiore che rimaneva del tutto interrata ancora alla fine del XVIII secolo allorché il Principe di Biscari promosse i primi scavi per la sua liberazione. Definito dallo stesso Biscari “...
il testimonio più grande dell’antica catanese grandezza...”, dovette essere abbellito da rivestimenti in marmo e da colonnati come indicano alcune lastre ancora in posto nel muro del podio, il bel bassorilievo, raffigurante un cavallo di profilo verso destra, incorniciato da un piccolo fregio a motivi floreali, collocato dal Fichera sul muro che recinge l’area archeologica a sud, ed i numerosi frammenti di colonne rinvenuti.
Il Fichera ipotizzò un prospetto articolato in due ordini sovrapposti di arcate e coronato da un alto loggiato, una cavea divisa in tre ordini di gradinate collegati tra loro da scale interne che si aprivano lungo i corridoi. Certamente il più grande anfiteatro di Sicilia, ed uno dei maggiori della penisola italiana, l’anfiteatro catanese poteva contenere circa 15.000 spettatori seduti, numero raddoppiabile per l’uso frequente di aggiungere impalcature lignee per posti in piedi.
Per la sua costruzione fu adottata la stessa tecnica impiegata nei maggiori edifici di età imperiale: un resistentissimo opus coementicium costituisce il nucleo centrale della muratura contenuto, quasi in una cassaforma perenne, all'interno dei paramenti in blocchi squadrati di pietra lavica. I mattoni sono impiegati nelle arcate e per delineare correttamente i livelli orizzontali su cui si impostano le coperture a botte costruite con l’impiego di materiali leggeri, quali la pietra pomice.
La datazione della sua costruzione, che, in assenza di dati di scavo stratigrafico, deriva solo dall'analisi della tecnica costruttiva, va posta intorno alla metà del II secolo d.C.
da sito regione sicilia beni culturali
EVENTI SICILIA CATANIA (From lunedì 27 marzo 2017, never expire)
Ingresso da piazza Stesicoro
L’anfiteatro, costruito nei primi secoli dell’Impero probabilmente travolgendo un quartiere di abitazioni a nord della città, è uno dei monumenti più significativi della città romana di Catania.
I suoi possenti ruderi, ben visibili dalla centrale piazza Stesicoro sin dagli inizi del XX
secolo, si estendono, in senso nord sud, dalla zona meridionale di via Penninello all’incrocio della stessa piazza con via Sant’Euplio ed in senso est ovest dal vico Neve all’area sottostante la chiesa di San Biagio dove è a vista una parte di quel corridoio che
separava l’anfiteatro dalla collina retrostante. A seguito dei lavori di scavo, diretti nei primi anni del Novecento da F. Fichera, è stata riportata alla luce, e lasciata a vista, una porzione del settore nord della cavea separata dall'arena da un alto podio,
originariamente rivestito in marmo. Si liberò del tutto il corridoio interno dell’ordine inferiore che è percorribile interamente.
Del monumento, ridotto ad un immenso ammasso di rovine, tanto da essere utilizzato quale cava di blocchi per la costruzione di edifici cittadini sin dall'età bizantina, e coperto dalle Mura della città in epoca medievale e moderna, sopravvive solo la parte inferiore che rimaneva del tutto interrata ancora alla fine del XVIII secolo allorché il Principe di Biscari promosse i primi scavi per la sua liberazione. Definito dallo stesso Biscari “...
il testimonio più grande dell’antica catanese grandezza...”, dovette essere abbellito da rivestimenti in marmo e da colonnati come indicano alcune lastre ancora in posto nel muro del podio, il bel bassorilievo, raffigurante un cavallo di profilo verso destra, incorniciato da un piccolo fregio a motivi floreali, collocato dal Fichera sul muro che recinge l’area archeologica a sud, ed i numerosi frammenti di colonne rinvenuti.
Il Fichera ipotizzò un prospetto articolato in due ordini sovrapposti di arcate e coronato da un alto loggiato, una cavea divisa in tre ordini di gradinate collegati tra loro da scale interne che si aprivano lungo i corridoi. Certamente il più grande anfiteatro di Sicilia, ed uno dei maggiori della penisola italiana, l’anfiteatro catanese poteva contenere circa 15.000 spettatori seduti, numero raddoppiabile per l’uso frequente di aggiungere impalcature lignee per posti in piedi.
Per la sua costruzione fu adottata la stessa tecnica impiegata nei maggiori edifici di età imperiale: un resistentissimo opus coementicium costituisce il nucleo centrale della muratura contenuto, quasi in una cassaforma perenne, all'interno dei paramenti in blocchi squadrati di pietra lavica. I mattoni sono impiegati nelle arcate e per delineare correttamente i livelli orizzontali su cui si impostano le coperture a botte costruite con l’impiego di materiali leggeri, quali la pietra pomice.
La datazione della sua costruzione, che, in assenza di dati di scavo stratigrafico, deriva solo dall'analisi della tecnica costruttiva, va posta intorno alla metà del II secolo d.C.
da sito regione sicilia beni culturali
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